Educazione alla non violenza secondo mia madre
EDUCAZIONE ALLA NON VIOLENZA SECONDO MIA MADREIn questi ultimi giorni, ho avuto modo di sentire: i dubbi e le paure di chi da madre vorrebbe impartire al proprio figlio maschio i valori di vero uomo, non violento nei confronti delle donne e non solo.
Ricordatevi che siccome nessuno é perfetto, non lo siamo nemmeno come genitori e provando a dare degli insegnamenti ai nostri figli commetteremo sempre degli errori a volte anche grossolani e goffi. Così come i nostri figli, anch'essi imperfetti, non saranno mai quegli esseri che non sbagliamo mai. Ma se mostriamo loro dei principi sani e giusti avremo fatto la nostra parte e per dimostrarvi che siete bravi nell'espletamento del mestiere piú difficile del mondo: l'educatore di futuri uomini, vi racconto i metodi educativi utilizzati da mia madre nei miei confronti per prepararmi a essere una persona giusta e misericordiasa nella vita.
Quello a cui teneva di piú la mia genitrice era che io non diventassi un violento nei confronti del prossimo e per impartirmi le sue lezioni “ghandiane” mi picchiava ferocemente utilizzando tutti le armi convenzionali di cui una casalinga puó disporre: cominciando dalle semplici mani nude piú taglienti di una mannaia e capaci di attacchi cosí letali che manco Bruce Lee nei suoi films, dalla cucchiaia di legno passando per il battipanni con aggiunta di lancio di zoccoli telecomandati che sembravano godere di vita propria dato che riuscivano a scovarmi e centrarmi sempre anche se io trovavo i rifugi piú impensabili e meno accessibili della casa per tentare di nascondermi. Insomma, pur di plasmare il proprio figlio in un essere pacifico e non violento, si era armata di tutto il necessario per impartirmi un'educazione sana e genuina, mancavano solo: la bomba atomica e l'alabarda spaziale di Goldrake. E la cosa che piú portava mia madre a darmi le sue lezioni di vita da pacifista era quando tornavo a casa con un microscopico livido o un semplice taglietto che lei considerava la conseguenza di un manesco litigio degenerato con un pestaggio in tipico stile bullistico e agressione di massa degno delle piú sanguinarie bands dei ghetti piú oscuri del Bronks. Se considerate che i miei pomeriggi li trascorevo a giocare vivaci partite di pallone sul nudo asfalto delle strade della periferia in cui risiedevo, immaginate quante volte puó essere successo di procurarmi un grosso grasso bollone blu o un taglio stile ferita da veterano del Vietnam. Così quando tornavo a casa consapevole di portare addosso i segni dell'indegno figlio che non applicava la parabola del buon samaritano; dapprima cercavo di evitare in tutti i modi di passare sotto il suo sguardo indagatore a raggi x, vero e prorpio sistema di controllo anti segni ematici che manco negli aeroporti subito dopo un attentato terrostico disponevano. Dopo il vano tentavico provavo con la fuga simulante il vitello in un rodeo che cerca di non farsi abbrancare dal cowboy. Tutto inutile, venivo brutalmente picchiato con metodi cosí poco ortodossi che nemmemo su Giordano Bruno durante la santa inquisizione avrebbe nemmeno lontanamente pensato di usare. Che poi il vero grave problema di questa vicenda, era la non consapevolezza di mia madre nel capire i danni fisici che mi recava in quel momento, tanto da non accorgersi che mi lasciava atri segni ben piú visibili del primo causa scatenante della lezione di self-control non violento. Segni che mia madre notava solo all'indomani del massacro e non accettando la mia spiegazione dell'avvenuto, riteneva che me li fossi procurati per lo stesso motivo che avevano scatenato la carneficina da parte sua nei miei confronti il giorno prima. Così ritornava a darmi la stessa lezione con ripasso rafforzativo dovuto all'aggravante della menzogna con cui cercavo di scagionarmi del mio peccato originale. Questo inescava così un linciaggio giornaliero a circuito chiuso che poteva andare avanti anche per settimane o fino a quando diventavo viola livido in tutto il corpo in maniera omogenea e non si notavano piú i segni, o fino a quando mia madre non aveva più un grammo di energia e diceva: “Quanto mi fanno stancare i miei figli, sono distrutta dalla fatica ma non mi fermerò mai d'impartigli i sani prinpici!”
Di tutto questo, io sono molto grato a mia madre. Non sono ironico, veramente; so che lei sbagliava di brutto nei miei confronti ma sono sicuro che anche se in maniera ingiusta ed esagerata, il suo messaggio era umano e mirato a farmi diventare un uomo giusto e corretto nei confronti del prossimo e io adesso che sono adulto, sono una persona forte ed equilibrata perché lei mi ha impartito i sani principi di cui io ne ho metabolizzato i valori, naturalmente con l'intelligenza e l'esperienza guadagnata nel tempo.
Adesso vorrei continuare a raccontarvi e autolodarmi di quanto non sono violento soprattutto sulle donne ma è già l'ora in cui ogni giorno picchio mia moglie senza motivo e non voglo perdermelo.