La terra del Simbran

A cena con i miei






 Il giorno del mio primo stipendio, per festeggiare, ho portato i miei genitori a mangiare al ristorante. Non l'avessi mai fatto.
Anche se avevo prenotato per pranzo, ci siamo arrivati a ora di cena, avendo dovuto prima schiodare mio pardre dalla poltrona e poi aspettare che mia madre fosse pronta. Considerando anche che ci siamo andati in autobus. Durante il tragitto e salito il controllore e mia madre, non sapendo se io avessi pagato la corsa, alla prima cortese richiesta da parte del funzionario dei servizi pubblici di esibire il biglietto, si comportava da “gnorri”. Allora il controllore, pensando magari che fosse straniera o altro, si mise a pochi centimetri dal suo viso e in tono piú deciso le chiese: ”Ticket per favore!”
Allorchè mia madre, esibendo la tessera della usl replicó: “Io sono esente da ticket in quando pensionata e invalida!”
Il controllore prese la tessera come un documento d'identitá e stava compilando il modulo per multarla. Appena io mi resi conto dell'accaduto, mi precipitai da lui mostrando i tre biglietti vidimati e gli implorai:”Per favore non le faccia la multa!”
Alla mia esclamazione, mia madre si rivolse verso mio padre:”Te lo avevo detto che dovevamo allacciarci le cinture di sicurezza, ora il vigile ci fa la contravvenzione!”
Quando finalmente arrivammo al ristorante, io entrai per primo tenendo mia madre sotto braccio, non per bonton ma per evitare che infastidisse gli altri commensali.
Un cameriere ci vide e venendoci incontro in tono gentile ci chiese:”Desiderate un tavolo?”
Mia madre, osservando il mobilio del locale:”No! Vogliamo mangiare! Se ci serviva un tavolo saremmo andati da Ikea e non qui a comprare questi bruttissimi che avete voi!”
E poi cominció a raccontargli che a casa nostra ne abbiamo uno bellissimo.
Io, non potendo interrompere l'arringa accusatoria sull'arredo da parte di mia madre, feci segno al cameriere che c'era anche mio padre.
Il cameriere aspettò con stoica educazione che mia madre avesse concluso e poi esclamò:”Siete in tre? Il signore è con voi!”
Mia madre:”E con il tuo spirito! Padre, figlio e spirito santo!”
E io mi feci il segno della croce. Più per disperazione che per assecondarla.
Quando finalmente ci accomodammo a un tavolo, mia madre chiedeva in continuazione il perché fossimo finiti in uno degli angoli piú brutti della sala e io: “Chissà...”
Poi mio padre rimproveró mia madre per avermi versato l'acqua nel calice del vino. E io che sapevo come degeneravano le discussioni dei miei a cena e rendendomi conto che lì non avevamo ne le mura domestiche ne la televisione a tutto volume ad attutire le urla, per evitare figuracce l'interruppi dicendo a mio padre: “No, e che mamma vuole vedere se so fare i miracoli!”
Poi girandomi verso di lei continuai:” Trasformare l'acqua in vino ancora non mi riesce ma ti prometto che appena arrivano i secondi ci provo con la moltiplicazione dei pani e dei pesci!”
Devo dire che questo secondo prodigio mi riuscì molto meglio; non perchè avvenne la moltiplicazione, piuttosto la divisione, visto che mio padre si pappò le portate di tutti e tre senza nemmeno chiederci il permesso.
Ma il momento topico della serata fu quando finimmo di mangiare e mia madre si alzò per sparecchiare chiedendo agli altri commensali dove fosse la cucina, con i camerieri che la inseguivano e la pregavano di mollare le stoviglie e lasciargli fare il loro lavoro.
E mia madre: “Già! Ora mangio a casa degli altri e manco dò una mano a sparecchiare!”
Mentre mio padre approfittava della baraonda per intascarsi i soldi che io avevo posato sul tavolo per pagare il conto dicendomi:”Non ti picchio perchè ho mangiato troppo e non ho la forza di muovere un dito!” (Ma i soldi li ha presi.) “Non impari mai deficiente di un figlio! Lasciare soldi incustoditi con tutte queste male faccie che ci sono qui!” Dicendolo a voce alta e indicando i commensali attorno a noi.
A fine serata, come ogni volta che io faccio un opera buona verso i miei, mia madre anziché ringraziare me alza lo sguardo in cileo e dice: “Grazie Dio che ci hai fatto mangiare bene sta sera!”
E io: “Di niente mamma, figurati!”
E questo succede ogni volta che faccio qualcosa di buono ai miei, mia madre non mi loda ma ringrazia il padre eterno o peggio si prende lei il merito per avere fatto un figlio così bravo. Mentre, se al contrario combino qualcosa di sbagliato è tutta colpa mia e solo mia.
Invece mio padre a ringraziare non ci pensa proprio; ne me ne nessun altro e prentende ancora di più dicendo: “Allora, quand è la prossima volta che ci porti a cena fuori e paghi di nuovo tu?”
E aggiunge: “Perchè se non lo fai di nuovo sei proprio un tirchio della peggiore specie!”
E con ancora i resti della cena tra i denti o che gli penzolano dalla barba come tarzanelli mi canticchia: “Tirchioo...Tirchioo...”
La prossima volta? Si che vi porto di nuovo a mangiare fuori: nel balcone!
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