La terra del Simbran

Snacks e merende d'altri tempi

SNACKS E MERENDE D'ALTRI TEMPI




Sono stato a casa di miei coetanei; genitori moderni e hanno preparato la merenda per il figlio, che consisteva in uno snack; confezione bianco pallido trasparente, con su scritto; senza zuccheri, senza coloranti, senza conservanti, senza glutine...Senza niente...praticamente una confezione vuota. E poi vi chiedete come mai vengono su vegani e anti-glutine?

Quando eravamo ragazzini noi nemmeno sapevamo dell'esistenza del glutine e avevamo quegli snack altamente tossici come il Twix con quella confezione color oro sbrilluccicante e la scritta rosso fuoco che adesso si usa solo per i cartelli di avviso contaminaziohne radioattiva. Cosí capivi subito il contenuto. Oppure il Mars con quella confezione color nero petrolio che sapeva tanto di altamente inquinante e nocivo per l'ambiente. O ancora il Kit Kat, quattro barrette che a ogni morso ti rompevi un dente. Infatti la confezione di un rosso vivo serviva ad indicare come sarebbe diventata la tua bocca da lí a poco. Non a caso poi hanno creato la versione del Kit Kat che consisteva in una unica grossa barretta, cosí ti rompevi l'intera arcata dentale in un morso solo e risparmiavi tempo. O come il Lion, che il ruggito del leone che emettevi dopo averlo mangiato, non era dovuto al sentirsi pieno di energia come volevano farti credere nella pubblicità, ma conseguenza di atroci dolori gengivali.




Che poi lo snack non lo usavamo mica per fare merenda. Lo snack era per passatempo, per fare sport, sport estremo, in cui si rischiava la vita. Che se ci bevevi sopra una lattina di Coca Cola, cominciavi a parlare lo sleng delle periferie di Philadelphia. Non perchè ti dava cultura, bensì, il mix diabolico snack-cola t'impastava il palato e te lo appiccivava con la lingua. Sia ben inteso, per Cola intendo quella originale. Non quelle che bevono adesso: Cola light, Cola zero, ecc. Quella che era 80% zucchero chimico e 20% veleno puro. Io mi ricordo la Fanta dei nostri tempi che non aveva tutte le varianti di adesso, aranciata amara, ecc. E non aveva quel colore di adesso arancione pallido come un vero succo di arancia. Era di un giallo fosforescente che quando ai party fatti in casa spegnevamo le luci per ballare i lenti, l'unica cosa che si vedeva nell'oscurità era la bottiglia di Fanta.

Ma tornando alla merenda; quella di quando eravammo ragazzi noi, intanto si consumava per strada. Perchè era lì che passavamo il tempo e non come adesso che i ragazzi stanno sempre attaccati al pc e ai vari social-network (come io adesso menrtre scrivo). Bensì in mezzo alla strada a tirare pallonate alle saracinesche e sgaiattolare sotto le macchine a raccogliere il pallone. Un amico mio a furia di stare sempre sotto le auto ora è diventato un meccanico con i fiocchi.

E poi c'era il mio amico Maurizio, dio del pallone ma soprattutto famoso per la merenda di sua madre. Noi già lo sapevamo; verso le 17:00 la signora di affacciava al balcone e gridava: „Maurizio. La merenda!“

E Maurizio: „Ora no! Sto dimostrando a tutti chi è il re del dribbling!“

E la madre, soprannominata rambo: „Maurizio, se non vieni subito a prendere la merenda ti rompo le gambe e mettiamo fine a questa monarchia!“

E Maurizio cambiava all'istante connotati sportivi, da calciatore a centometrista. E poi tornava in piazzetta da noi con la merendina: un intero vastidduni di pane di paese farcito di frittata e polpette di carne, ma no quella carne di ora altamente scelta senza grassi e senza polisfosfati. Carne di avanzo di porco, avanzo di bovino, avanzo di galera, ecc. Fritta nell'olio di motore del camion del parde, che ogni volta che tornava a casa, lo capivamo dal fetido rancido olezzo emanato dal suo camion. All'inizio pensavamo dipendesse dal tipo di trasporto; tipo cani morti in avanzato stato di decomposizione. Solo successivamente abbiamo scoperto che il cattivo odore era l'olio carburante del motore. Altro che Euro 4 o Euro 5, doveva essere un Euro -200.

E noi, grandi amici per la pelle, per alleviare il dolore di Maurizio nel dover ingurgitare ogni giorno quella bomba, lo aiutavamo, mettendoci seduti in cerchio e passandoci il vastedduni a mo di canna e cantando in coro: „Un morso l'uno...un morso l'uno non fa male a nessuno!“

Infatti dopo 5 minuti eravamo tutti a terra agonizzanti piegati in due per i forti dolori addominali. E da li a poco sarebbe iniziata la grande gara: a chi faceva il peto più puzzolente. Ma chi osava troppo e non controllava lo sforzo facendosela letteralmente addosso, finiva squalificato per una settimana. Perchè la squalifica? Semplice: tanto era il tempo che impiegava la rispettiva madre per pulire i pantaloni, e visto che, al contrario di oggi, che i ragazzini hanno almeno quattro paia di pantaloni a vita bassa, noi avevamo un pantalone a vita. Nel senso: uno per tutta la vita e basta, quindi finchè non veniva ripulito, il proprietario era costretto agli arresti domiciliari.

Ricordo che mia madre a lungo ha cercato per me calzoni che fossero marroni nella zona del cavallo e rosso sangue dalle ginocchia in giù. Per fortuna la sua ricerca si rivelò infruttuosa, altrimenti mi sarebbe costata parecchi anni di sedute di psicanalisi per trauma infantile. Ma a tutt'oggi, quando parlo con mia madre e lei mi dice: „Non crederai mai cosa ti ho comprato!“ Io, dalla paura scaturita dal ricordo dei calzoni bicolore, mi becco una settimana di squalifica.

 

Questo accadeva nel periodo invernale. Quando arrivava l'estate, la merenda si trasformava in goduria pura: il gelato!

Per i pochi ragazzini fortunati, eletti dal fato, che avevano un gelataio artigianale sotto casa, l'unico vero problema era decidere tra cono, coppetta o la brioches oltre naturalmente l'imbarazzo della scelta per il gusto, naturalmente cioccolato, tranne cambiare ogni tanto col gusto bacio: cioccolato con aggiunta di nocciola. Per i ragazzini del nostro rione invece, che una gelateria nemmeno sapevamo cosa fosse, perchè tali artigiani nel nostro quartiere non se ne sono mai visti. Forse in antichità costretti all'esilio dal bando di qualche re e non hanno fatto mai più ritorno nel nostro quartiere. A tutt'oggi non so ancora per quale misterioso motivo non hanno mai aperto una gelateria.

Comunque, per noi il gelato era quello confezionato che si comprava al bar che esponevano i cartelli in alluminio dei gelati inscatolati dentro i banchi frigo, collocati appena fuori la porta dei suddetti locali nel periodo estivo.

C'era il Calippo, da stringere il contenitore per farne uscire la parte interna ma, siccome era congelato, restava come saldato al suo interno, quindi dovevi impugnarlo e aspettare che si scrostasse. Passato qualche millennio a congelarti i palmi delle mani, finalmente lo spingevi fuori con la massima delicatezza e lui schizzava via, viscido come un'anguilla, volando a terra e a te restava solo da bere quel poco di parte liquida rimasta all'interno. Oppure c'erano i ghiaccioli classici. Il Lemonissino che doveva sapere di freschissimo limone, in realtà era solo acido. Il Magic Cola, quello al gusto cola magico, infatti lo mettevi una volta in bocca e il sapore della cola, come per magia era già sparito e ti restava un pezzo di ghiaccio zuccherato. Il Fiordifragola, che di fragola sapeva solo la parte esterva che veniva via alla prima leccata e poi restava quella parte bianca senza gusto. O l'Arcobaleno; quattro gusti diverso uno sopra all'altro, che era buono solo il primo, il secondo era acido come il Lemonissimo, il terzo non abbiamo mai capito che gusto fosse e infine, la parte finale, il gusto incubo per tutti: menta piperita. Nessuno lo voleva e se gustavi la parte superiore dell'Arcobaleno, eri costretto a rovinarti il gusto leccando anche la menta, altrimenti si scioglieva colandoti sulla mano, passando per il polso, scendendo fino al gomito e percorrendo tutto il corpo ti entrava nelle scarpe appiccicandoti le piante dei piedi alle solette costringendoti a camminare come Robocop con la poliomelite.. Oppure il croccante, quel gelato che tutti abbiamo comprato una sola volta e poi mai più, la parte esterna di cioccolato e croccante, l'interno all'amarena. Voi direte, ma questo sembra buono, perchè non lo compra nessuno? Semplice, il suo problema erano le dimensioni; praticamente era il Magnum da neonato, di quanto era piccolo, non lo potevi nemmeno tenere in mano. Se gli davi un morso ti mordevi la mano da solo. C'era anche La Pantera Rosa., gelato con la faccia del omonimo personaggio perfettamente riprodotta...nel cartellone, in realtà, quando toglievi la carta protettiva, ti trovavi in mano la faccia del gobbo di Notredame. Il gusto era alla fragola, la faccia, alla vaniglia il naso e all'amarena gli occhi ma di questo non vi è certezza perchè nessuno è riuscito mai a gustarselo per intero, infatti, vista la forma sbilenca dopo lo sconfezionamento, di solito alla prima leccata precipitava a terra.

Oppure, c'erano le coppette. Tipo la coppa del nonno al gusto caffè...gusto, lasciamo stare. La caffeina c'era senza dubbio, infatti se la mangiavi alle tre del pomeriggio alle 5 del mattino eri ancora sveglio. Con dentro quei chicci finti di caffè al cioccolato, così duri che se li mordevi ti rompevi un dente. Noi li usavamo per la fionda; un proiettile di quelli sfondava un parabrezza. Se colpivi qualcuno in testa l'ammazzavi. Oppure la granita al gusto limone o arancio. O meglio al gusto acido cidrico. Praticamente un cubo di ghiaccio dentro la coppetta che per mangiarla ti davano quel cucchiaino di plastica che al primo tentativo di scalfire il ghiaccio si rompeva ed eri costretto o a noleggiare una nave rompighiaccio siberiana o a farti prestare il martello pneumatico dagli operai del cantiere vicino oppure aspettare che quagliasse e te la bevevi, praticamente in autunno.

Ma il gelato confezionato per eccellenza dei nostri tempi era quello che ci ha massacrato di pubblicità l'infanzia: il cornetto cuore di panna. I miei coetanei avranno ancora la canzoncina nella testa, quella cantilena che diceva: „Un cuooooooooore di panna per noi.... nei momenti teneri.“

Praticamente il gelato era panna „agghiacciata“, che causa l'uso estremo di reclame, costava un papato. Infatti io non l'ho mai comprato, dovevo accontentarmi degli assaggi della panna dei miei amici, i quali in questo erano unici, non c'era ne mio ne tuo, ma nostro e il gelato si divideva al coro di: „un morso l'uno...“ Infatti ci siamo scambiati tutte le malattie infettive esistenti a quei tempi. Dicevo, si divideva tutto, fatta eccezione per la parte finale del cornetto, la punta di cioccolato. Unico vero motivo per cui valeva la pena sleccazzarsi quell'ammasso pannoso di colesterolo e grassi saturi. Il cuore pulsante e l'apoteosi del gusto, quel conetto dal peso specifico del mercurio per quanto cioccolato avevo dentro, infatti se staccavi il resto del gelato dalla parte finale, il gelato volava via come un palloncino per quanto era privo di sostanza, ma la parte finale era tutto, quella non si divideva con nessuno, neanche con il miglior amico, quello che ti passa sempre la palla davanti la porta, quello che ti fa uscire con sua sorella. Puoi offendergli la madre ma non chiedergli mai la punta del cuore di panna. Quello no. Mai. Da lí sono partiti i più aspri regolamenti del capitalismo tutt'ora vigenti nella societá adulta moderna.

Altro che cuore di panna per noi nei momenti teneri...un cuore di pietra egoista e meschino.

Se avevi 100 lire ti sentivi signore e padrone del mondo e dell'universo intero. Bastava solo guardare l'immagine che aveva stampata sopra per capire la tua situazione economica; un guerriero con una tunica elegante con tanto di elmo scintillante con un'arma in mano piú alta di lui. Mentre, se avevi 50 lire, anche lì bastava guardare l'effige e capivi tutto: un uomo completamente nudo col culo di fuori. Roba che se le coniassero ancora, alla prima visita di un emiro arabo, l'Isis ci dichiarerebbe guerra subito. Ma che immagine è da stampare su una moneta? Se un giorno incontrerò mai la famiglia Angela al completo e mi dicesse se ho qualche dubbio di natura scientifica e altamente culturale da sapere...beh, avete capito. Che poi l'uomo nudo è ubicato davanti un incudine in posizione equivoca, con le parti intime posate sopra e brandisce un martello pronto a colpilre e questo ti faceva capire inequivocabilmente la tua situazione economica se possedevi solo tali monete in tasca.


 


 

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