La terra del Simbran

Incontri ravvicinati dell'ottava zampa

INCONTRI RAVVICINATI DELL'OTTAVA ZAMPA
Stanotte, mentre dormivo come dovrebbe una persona che si fa il mazzo otto ore al giorno in fabbrica, mia moglie mi sveglia e mi dice: „Non ti muovere e non parlare!“
Io le rispondo: „Se non mi svegliavi; ne parlavo, ne mi muovevo!“
Lei: „C'è un ragno!“
Io: „Salutamelo!“
Lei: „È sopra il letto!“
Mi sveglio del tutto e riesco a vedere nell'oscurità della stanza. Vedo mia moglie fuori dal letto e una creatura enorme che praticamente dormiva con me, con otto zampe talmente grandi che intravedevo pure i peli e tanti occhi. Non so dirvi esattamente quanti occhi ha un ragno non sono riuscito a contarli tutti, sia perché era buio. Ma soprattutto perché sono saltato fuori dal letto con tanta rapidità per piazzarmi sull'uscio della stanza. Il più lontano possibilie. Mi sono sentito come Fantozzi quando pensava che fosse Pina la piovra lasciata nel suo letto dalla mafia.
Intanto, mia moglie si precipita in cucina a cercare gli oggetti da guerra e le armi letali atti a difendere i confini dall'intruso. Trova, nell'ordine: lo schiaccianoci, il cavatappi e i cucchiaini da dessert. E mentre continua a cercare mi comanda di tenerlo a bada.
Io le rispondo: „E che faccio gli ofrro un caffè e gli racconto una barzelletta? Tanto ormai siamo entrati in confidenza!“
Mia moglie rientra in stanza brandendo alla Terminetor un morbidissimo attirapolvere rosa a forma di faccia di gatto con tanto di baffi tridimensionali. E colpisce il ragno a cui al massimo toglie i frammenti di ragnatele rimastigli impigliati tra i peli delle zampe. Il ragno capisce di essere in pericolo e salta fuori dal letto esattamente come me prima. Io ho una sensazione di degiavù nel vederlo e lo vedo correre sul pavimento verso l'uscio anche lui. Praticamente in una situazione di pericolo reagiamo allo stesso modo. Corre dritto verso di me e io capisco che non può esserci altra soluzione possibile se non la drammatica scelta: o io ammazzo lui o mia moglie ammazza me perché l'ho lasciato scappare. Il ragno corre a perdifiato con le sue otto zampine pelose e punta dritto verso di me. Lo guardo dritto negli occhi, un paio a caso e mi rendo conto non di avere altra scelta: o lui o io. E mentre si avvicina sempre di più mi vengono in mente le parole di una canzone di Fabrizio De André cantata mille volte con gli amici „La guerra di Piero“. Il questo caso: La guerra di piede
„Dormi sepolto in un campo di ragni
Non è la rosa non è il tulipano
Che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
Ma sono mille peli di zampe e occhi rossi
E mentre marciavi con l'anima in spalle
Vedesti un ragno in fondo alla valle
Che aveva il tuo stesso identico terrore
Ma la divisa di un altro colore
Sparagli Piede, schiaccialo ora
E dopo un colpo schiaccialo ancora
Fino a che tu non lo vedrai esangue
Cadere in terra a coprire il suo sangue
E se gli spari in fronte o nel cuore fa lo stesso tanto è tutta testa
Soltanto il tempo avrà per morire
Ma il tempo a me resterà per vedere
Vedere i mille peli di un ragno che muore
E mentre gli usi questa premura
Quello si volta, ti vede e ha paura
Ed imbracciata l'artiglieria
Non ti ricambia la cortesia“

Ormai è su di me non ho altra scelta: alzo il piede sinistro nudo e sottolineo nudo e con un movimento repentino lo schiaccio. Sento un „Grunch“ secco mentre il ragno si deforma mortalmente sotto il mio piede. E non so se l'ho detto: il mio pede era nudo. Lo schifo mi sale dal piede per tutto il corpo fino alle papille gustative e mentre saltello su un piede innorridito e muovendomi come una cecca impazzita arriva mia moglie che mi abbraccia esultando come un ultrà che ha appena visto il bomber della sua squadra segnare il gol vittoria al 95° in rovesciata all'incrocio dei pali, anzi dei peli. A questo punto, io assumo il tono di voce alla tipo: Posseggo un arto inferiore che punisce e le dico: „Visto che sono stato bravo, ora possiamo tornare a dormire?“
E lei: „Ma scherzi? E se ce ne sono altri?“
E comincia a spostare letto, armadio e altri mobili pulendo dapperttutto.
E io penso „Anche stanotte si dorme domani notte!“
Quindi, mi lavo il piede e mi siedo al pc a scrivere questa storia che state leggendo, con alcune parti vere e altre inventate. Ma il sonno è autentico, giuro.
Augurando a chi, a differenza mia, riuscirà a dormire e soprattutto a chi a differenza del ragno si risveglierà: buona notte!

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