La terra del Simbran

Social imbecilli





Roma, una ragazzina di soli 16 anni è stata brutalmente stuprata. Sui social si scatena la caccia: al nero, all’immigrato, al rom, che vanno in giro tutti e tre indisturbati a violentare le „nostre donne“, manco fossero oggetti personali anzichè elementi della società come l'altro sesso. Ma appena irrompe la notizia che il violentatore è italianissimo e pure un militare al servizio della patria e pagato per la nostra sicurezza, l'opinione nel web si dimentica del carnefice e mette in risalto l'abbigliamento ostentato dalla vittima (vi ricordo che parliamo di luglio con 40° all'ombra) e su i suoi pessimi genitori rei di permettere a una femmina di rimanere in strada oltre la mezzanotte.

Cosí, chi scriveva che sarebbe stato disposto a linciare un gruppo di neri e radere al suolo un campo rom per vendicare l'offesa ricevuta alla propria razza, indirizza adesso i suoi commenti contro la“troia provocatrice“ con post del tipo: „Se lo è meritato. In giro c'è gente strana, non bisogna provocarla!“ Certo, come no... è come dire: se cammino per la città con il portafogli in tasca ben mi sta se poi mi picchiano e mi mandano all'ospedale per rapinarmi. Il pensiero di queste minoranze rumorose non è molto dissimile da quello che doveva animare i loro antenati nelle caverne: se l’aggressore non appartiene a un’altra tribù, allora è lei che dev’essere una poco di buono. Il problema è che le caverne erano spazi ristretti, mentre questi trogloditi cibernetici (gli imbecilli di Eco) sono migliaia e rivolgono i loro commenti al mondo intero.

Rimedi? Parlarne, scriverne e dare la propria solidarietà; in fondo è della nostra libertà di pensiero e azione che stiamo parlando e la libertà va difesa e divulgata dappertutto, persino nelle moderne caverne.

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